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Prevenire è meglio che curare: Piano ANBI 2017
notizia pubblicata in data : mercoledì 18 ottobre 2017
Prevenire è meglio che curare: Piano ANBI 2017

L'8° edizione del Piano, presentata il 16 ottobre alla Presidenza del Consiglio, prevede interventi urgenti per le manutenzioni straordinarie di opere idrauliche e per il ripristino di fenomeni di dissesto geologico nei comprensori di bonifica. 

 

Sono 3.709 gli interventi, articolati per regione, previsti dall'8° Piano ANBI per la riduzione del rischio idrogeologico presentato ieri a Roma presso la Presidenza del Consiglio. Si tratta di progetti definitivi ed esecutivi (serve cioè solo il finanziamento) per un investimento complessivo di circa 7.961 milioni di euro, in grado di attivare oltre 50.000 posti di lavoro. Solo in Emilia-Romagna, gli interventi cantierabili per la riduzione del rischio idraulico sono 942 e l'investimento necessario ammonta a 1.116 milioni di euro.

 

Il Piano ANBI prevede interventi urgenti per le manutenzioni straordinarie di opere idrauliche e per il ripristino di fenomeni di dissesto geologico nei comprensori di bonifica; ad essi si affianca la costante azione di manutenzione ordinaria svolta dai Consorzi. Secondo dati del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica; si tratta dell’82% dei comuni, dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 strutture sanitarie, circa 500.000 aziende (agricole comprese), 1.200.000 edifici residenziali e non.

 

Il totale dei comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana e/o idraulica risultano pertanto 7.145, pari all’88,3%, mentre i comuni non interessati da tali aree risultano solamente 947. La popolazione italiana a rischio frane è di 5.624.402 abitanti (1.224.000 abitanti nelle aree a maggiore pericolosità), le imprese a rischio sono 362.369 (79.530 nelle aree a maggiore pericolosità), 34.651 sono i beni culturali a rischio (10.335 nelle aree a maggiore pericolosità). La popolazione a rischio alluvioni è di 9.039.990 abitanti (di cui 5.922.922 a pericolosità media ed elevata), le imprese a rischio sono 879.364 (di cui 576.535 a pericolosità media ed elevata), i beni culturali a rischio sono 40.454 (di cui 29.005 a pericolosità media ed elevata).


L’intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici hanno acuito la fragilità del territorio. 

 

Nonostante un importante rallentamento negli ultimi anni, il consumo di suolo in Italia continua a crescere: tra il 2013 e il 2015 sono stati cementificati altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 35 ettari al giorno. Una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati al secondo dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo negli anni 2000!  I dati della rete di monitoraggio mostrano come, a livello nazionale, il suolo consumato sia passato dal 2,7% degli anni '50 al 7% per il 2015: in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 2.110.000 ettari del nostro territorio.

 

L’adeguamento delle opere di bonifica idraulica è quindi condizione fondamentale per la sicurezza territoriale, necessaria non solo all’esercizio dell’agricoltura, ma indispensabile per qualunque attività economica. Se non vi è stabilità del suolo non si realizzano investimenti per infrastrutture ed impianti.

 

 

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