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Tra il 1400 e il 1700

Le istituzioni avevano sempre chiesto per le bonifiche il contributo diretto degli "Interessati" che godendo dei benefici delle opere, erano tenuti a contribuire alla costruzione ed alla conservazione delle opere in proporzione al valore dei loro immobili. Nel 1580 gli Este a Ferrara istituirono la Conservatoria della Bonificazione, un inventario delle proprietá dei terreni bonificati, ai quali era attribuito un certo estimo, ovvero un reddito in diretta connessione col valore degli stessi. Nella zona del Polesine di Ferrara, esisteva un Libro dell'Estimo, da cui si desumevano i contributi pagati dai proprietari per l'esercizio e il mantenimento della ricca rete di canali. Per lo stesso motivo furono istituite dallo Stato Pontificio le Congregazioni di Scolo, che provvedevano alla manutenzione dei corsi d'acqua ed al riparto delle spese fra i possidenti. Le varie Congregazioni dei diversi corsi d'acqua del territorio bolognese - che provvedevano alla gestione delle acque, definivano le spese e le ripartivano tra i possidenti dei terreni - facevano capo all'autoritá dell'Assunteria dei Confini e delle Acque.

Nel 1599, i Veneziani imposero al Papa subentrato agli Este il taglio del Po Grande a Porto Viro, per impedire che le torbide del fiume provocassero l'interrimento della laguna. A causa di questo intervento, si formó il nuovo alveo con foce nella sacca di Goro. Eseguiti i lavori, fu istituita la "Conservatoria della Bonificazione", presso la quale era conservato il Catasto dei possidenti. Il primo grande intervento di bonifica in senso moderno, con scavo di canali e costruzione di strade, fu la bonifica del Polesine di Casaglia, voluta da Borso d'Este nel 1460; tra il 1471 ed il 1505 Ercole I d'Este terminó la bonifica della valle Sanmartina.Verso il 1500, Giovanni II Bentivoglio promosse l'escavazione del Cavamento Palata, un collettore di acque dei terreni bassi di S. Agata, Crevalcore e S. Giovanni in Persiceto.

Molte zone paludose, in sinistra di Reno, furono bonificate dalle Partecipanze, particolare forma di proprietá collettiva, nata nel XIV secolo, che prevedeva la suddivisione periodica degli appezzamenti di terreno fra gli aventi diritto, cioè i primogeniti maschi. Nel 1559, Ercole II d'Este inizió la bonifica del Polesine di Ferrara o di S. Giovanni, che, tra l'altro, prevedeva la realizzazione di 33 km di canali, 42 ponti in muratura, strade e chiaviche a porte vinciane. Nel 1570 Emilio Zambeccari e i Pepoli si associarono per 30 anni, al solo scopo di bonificare e coltivare i terreni della comunitá di S. Giovanni in Persiceto.

Nel 1622 il Cardinal Capponi, sovrintendente generale della Bonifica, per risolvere il problema del Reno pensó di far immettere lo stesso e il Panaro, lungo il vecchio alveo di quest'ultimo, in Po alla Stellata. Nel 1678 Camillo Sacenti compiló una carta con la "geografia de territorio". Nel 1693, durante un convegno di studi a Bologna, furono proposte diverse soluzioni, tra le quali:

  • la linea "di valle in valle", di G. B. Aleotti
  • il collegamento da Pieve di Cento a S. Giorgio di Ferrara, di Corsini
  • il collegamento diretto dal Trebbo fino alla foce del Savio, del matematico Corradi
  • collegamento da Trebbo alla Riccardina nell'Idice e da qui nel Primaro

Sembró imporsi la soluzione Guglielmini, che collegava il Reno dalla Botte di Cuccagna al Po di Lombardia a Bondeno, e successivamente la sua variante proposta dal Cassini, ma nessuna soluzione fu mai applicata. Nel 1740 salí al soglio pontificio il bolognese Prospero Lambertini, col nome di Benedetto XIV. Questi, conoscendo bene la grave situazione della bassa bolognese, decise di costruire un canale per scolare le acque delle valli del Poggio e di Malalbergo nel Primaro, raccogliendo anche le acque dell'Idice. L'ordine, dato al Card. Alberoni, fu eseguito dal 1745 al 1749 dal Cardinal Doria. Il canale fu detto Cavo Benedettino. Per la realizzazione del Cavo Benedettino fu istituita una apposita Congregazione, con il compito di amministrare il fondo di 68000 scudi messo a disposizione della Camera Apostolica, fondo detenuto nel Monte Giulio III, istituito nel 1551, nonché di provvedere al riparto delle spese eccedenti le disponibilitá.

Con la Congregazione Benedettina i problemi delle acque, gestiti fino a quel momento con criteri del tutto privatistici, vennero affrontati in modo nuovo. La Congregazione Benedettina estese il proprio interesse a tutte le acque della Legazione Bolognese, assumendo il nome di Sacra Congregazione delle Acque, con compiti operativi e di riparto delle spese di costruzione e manutenzione in materia d'acque. Il potere temporale del Papa nel Bolognese si basava su alcune istituzioni politiche: il Senato, per gli affari politici, l'Assunteria della Gabella Grossa - Ente esattore delle tasse e dei dazi per conto del Senato cittadino - che esercitava il controllo attraverso l'Assunteria di Gabella. La manutenzione delle strutture principali era effettuata con il danaro versato alla Gabella Grossa.

Per le questioni finanziarie e fiscali, il potere si basava sull'Assunteria dei Confini e Acque, braccio piú tecnico che si occupava della regolazione delle acque e del controllo politico sulle diverse Congregazioni. L'Assunteria dei Confini e Acque fu operativa dal 1589 al 1716 data in cui il Senato Bolognese decretó la separazione degli affari d'Acqua da quelli dei Confini. Le ingenti spese sostenute e l'elevato debito pubblico contratto con il Monte Sussidio d'Acque, che si sommava a quello non ancora estinto con il Monte Benedettino, spinsero il Boncompagni, Cardinale Legato a Bologna, ad attivare nel 1752 il Catasto degli immobili, con l'intendimento di tassare tutte le categorie di possidenti, nobili compresi, fino ad allora esenti da pesi fiscali.

Il Cavo Benedettino fu una soluzione di breve periodo: nel 1750, la rotta del Reno interró il cavo. Nel 1760, Clemente XIII nominó una nuova commissione, che rilevó altre tre possibili linee:

  • collegamento dalla rotta Panfilia al Cavo Benedettino, e da qui nel Primaro, proposta da G. Manfredi
  • collegamento dalla volta Sampieri per Minerbio, Durazzo e S. Alberto, proposta dal Bertaglia
  • la cosiddetta "linea superiore", da Malacappa per Ca' de Fabbri, Selva, Portonovo e S. Alberto, proposta da Fantoni e Santini.

Rovine e liti continuarono fino a che non si nominó una Commissione Pontificia, di cui l'abate Lecchi divenne Direttore. Il progetto Lecchi-Boncompagni prevedeva l'inalveamento del Reno dalla Panfilia al Cavo Benedettino, la riescavazione del Cavo Benedettino, la realizzazione del Drizzagno Martelli e l'immissione del Navile in Reno a Passo Segni. Nella seconda metá del XVIII secolo i lavori di regimazione delle acque condotti secondo il progetto Lecchi-Boncompagni, portarono ad un nuovo assetto idraulico della pianura bolognese.

 
 

 

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